Esistono quattro forme di comunicazione che vanno quasi sempre insieme: la comunicazione verbale, la comunicazione non verbale, la comunicazione para-verbale e i modelli di comunicazione. La comunicazione para-verbale si riferisce all’uso del tono, del ritmo del discorso, delle pause o degli intoppi che permettono al messaggio di assumere un significato diverso.
I modelli di comunicazione hanno una forte influenza sul contenuto e sul livello di relazione di un’interazione. Un esempio: in alcune culture le persone comunicano generalmente in modo diretto. Ciò significa che quando qualcuno dice “a” intende sostanzialmente “a”. In molte culture non occidentali, gli stili di comunicazione indiretti sono più comuni. Quando le persone di queste culture dicono “a”, lo fanno con un’intonazione, un’intonazione e un’enfasi tali o con una certa espressione facciale (non verbale) da far capire a chiunque appartenga a quella cultura che in realtà si intende “b”. Per i professionisti dell’educazione è utile sapere che potrebbero esistere modelli di comunicazione diversi da quelli a cui sono abituati.
I problemi di comunicazione possono indurre un senso di sfiducia e delusione da entrambe le parti. Oggi sappiamo che l’accessibilità e la qualità dell’istruzione possono dipendere anche dalla capacità dei professionisti e delle istituzioni di gestire le differenze di cultura, istruzione, genere, storia migratoria ecc. Ciò richiede conoscenze, competenze e una comunicazione culturalmente informata.
Nel caso di rifugiati, è necessario inoltre sviluppare una sensibilità per ciò che significa aver dovuto lasciare il proprio Paese, il proprio lavoro e i propri cari. Ma anche l’aver vissuto a lungo nella paura, nell’incertezza e nella guerra e/o aver subito torture, stupri e violenze. Il processo di costruzione di una relazione di fiducia è particolarmente delicato, ma anche fondamentale, in questo caso. Un modo per farlo è investire attivamente nella conoscenza e nella comprensione del bambino e della sua famiglia. Parlare del background culturale, della storia della famiglia, della vita nel Paese d’origine, delle esperienze che hanno portato alla migrazione o alla fuga e dei sentimenti che ne derivano, aiuta ad acquisire fiducia.
Si dice che nel momento in cui una persona dice qualcosa, percepisce contemporaneamente la reazione non verbale dell’altra persona in risposta a ciò che viene detto. Se chi ascolta alza un sopracciglio o fa un cenno affermativo, questo influenza il corso della conversazione. Ciò significa che c’è un’interazione reciproca permanente e che non è possibile non comunicare. Anche una comunicazione fallita, come nel caso di un malinteso, o un ritirarsi dalla comunicazione con il silenzio, ha conseguenze sul corso successivo della comunicazione e sulla relazione. Ogni interazione, che sia efficace o meno, deve essere vista come una comunicazione. Quindi, quando si verifica un malinteso, bisogna parlarne. Perché le incomprensioni possono essere eliminate proprio comunicando.
Le culture sono qualcosa di implicito, che sta sotto la superficie. Ciò che ne percepiamo, come la lingua, qualche volta un aspetto fisico, rappresenta solamente il 10%. La famosa punta dell’iceberg. La maggior parte, invece, è sommersa, inconsapevole.
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