I bambini aggressivi, con i loro comportamenti, spesso preoccupano gli adulti, che non di rado reagiscono a loro volta con l’aggressività. Questa, però, non è una buona soluzione. Per gestire efficacemente l’aggressività dei bambini, è bene innanzitutto capirne l’origine e mantenere un atteggiamento calmo e accogliente. Il termine violenza implica l’intenzione cosciente di provocare un danno o un’angoscia. Il termine aggressività indica l’incapacità del bambino di riconoscere e gestire le proprie emozioni e quindi di produrre comportamenti aggressivi in modo del tutto inconsapevole. L’aggressività può esprimersi attraverso comportamenti etero-diretti e auto-diretti. In ogni caso, è necessario mantenere la calma e agire con decisione. La fermezza esercitata dall’adulto di riferimento aiuta il bambino a trovare contenimento e calma.
Stabilire un legame di fiducia e adottare una buona modalità di comunicazione può aiutare l’insegnante a gestire situazioni violente e aggressive. L’uso di “punizioni” potrebbe creare nel bambino una bassa autostima e consolidare in lui il pensiero di essere un “bambino sbagliato”.
La comunicazione non deve essere ambivalente: gridare alla classe o rimproverare ad alta voce un bambino che mette in atto comportamenti aggressivi può portare a riaffermare modalità di azione aggressive. Il compito della comunicazione è quello di accompagnare il bambino verso una soluzione positiva del problema (il comportamento aggressivo) e verso modalità di relazione più efficaci.
Non servono lunghe spiegazioni, che spesso non vengono comprese dal bambino, ma poche, semplici ed efficaci parole che lo aiutino a fermarsi e a sentirsi accolto nel suo disagio, come ad esempio: “Vedo che sei molto arrabbiato, ma se mi colpisci mi farai male, per questo non posso lasciartelo fare”.
Se l’aggressività è causata dalla fatica di trovarsi in momenti di transizione o di passaggio, dal non sapere cosa succederà dopo, si può intervenire stabilendo delle routine quotidiane.
È abbastanza comune incontrare bambini aggressivi nella scuola primaria. Fino a un certo livello, l’aggressività può essere intesa come una tappa attraverso cui passa lo sviluppo psico-sociale, sia per la necessità di sperimentare modalità di comportamento, sia per la necessità di apprendere l’empatia. Il controllo dell’impulsività è quindi più difficile nel bambino piccolo. Quando accade che un bambino aggredisca un altro, è importante prendersi cura di entrambi; l’obiettivo deve rimanere quello di tracciare una linea chiara tra i comportamenti consentiti e quelli non consentiti. Man mano che i bambini crescono, acquisiscono competenze linguistiche, relazionali e cognitive, privilegiando sempre più i canali verbali rispetto a quelli fisici. È importante che il bambino impari a “discutere bene” per acquisire strumenti di gestione dei conflitti, senza ricorrere all’aggressività. Quando il bambino è violento in classe è importante confrontarsi con i genitori per capire meglio la storia del bambino, se il suo comportamento può essere causato da eventi traumatici come la presenza di un evento luttuoso, una separazione o un evento inaspettato.
Questo approccio prevede la collaborazione dei bambini per raggiungere un obiettivo comune, come risultato del contributo di tutti. Il lavoro cooperativo permette a ogni bambino di essere valorizzato per le proprie risorse. La cooperazione permette di sviluppare relazioni positive tra i bambini, perché li rende consapevoli dell’importanza del contributo di ciascuno al lavoro comune; allo stesso tempo aiuta a generare un senso di autostima e a sopportare lo stress.
Anche l’organizzazione dello spazio fisico può contribuire ad alleviare lo stress e l’ansia, come l’organizzazione di una routine in cui siano chiare le attività da svolgere durante la giornata.
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